Voci di allora, da Brescia e dall’Italia


28 MAGGIO 2020 – 46° anniversario della strage di Piazza della Loggia.

Per questo 46° anniversario della strage di Piazza della Loggia, in cui la presente situazione eccezionale impedisce gli appuntamenti e le iniziative collettive, abbiamo pensato di proporre a tutti gli Amici della Fondazione Trebeschi, e più in generale a tutta la cittadinanza, alcuni testi nati dalla forte emozione del momento e significativi del clima di profondo impegno civile che segnò la reazione alla strage, in Brescia e in tutta Italia.

La scelta dei due brani riferibili a Cesare Trebeschi, Sindaco di Brescia dal 1975 al 1985, recentemente scomparso, vuole essere anche un commosso omaggio alla sua memoria e al suo rapporto, anche personale e familiare, con la Resistenza e con la Strage.

“Memento” poetico per i vivi e per i morti

E’ il testo del documento poetico dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, di cui era presidente l’Avv. Cesare Trebeschi, che fu affisso su tutti gli autobus delle linee urbane nei giorni immediatamente successivi alla strage.

Dimentica, popolo bresciano
come hanno straziato il tuo volto i nuovi barbari:
non infangarlo con la loro memoria,
lasciali colpire dall’inesorabile giustizia di Dio.

Ricorda piuttosto queste nuove vittime
che si aggiungono a quanti credevamo piangere per ultimi.

Non dimenticare come ti vollero
vigila
non disertare nessun impegno
non rinunciare a nessuna presenza:
perché nessuno dei nostri Caduti
per l’insana ferocia di oggi e di ieri
resti profeta illuso di un avvenire lontano.

Ma per tutti noi Essi siano tutti
testimoni sempre vivi
di una città giusta
la città dei loro e dei nostri figli
che nel loro nome noi vogliamo
oggi costruire.

Un anno dopo, il 28 maggio 1975, poche settimane prima di essere eletto Sindaco di Brescia, Cesare Trebeschi pubblicò questo brano poetico sul periodico della DC bresciana “Il Cittadino”.

Alzati cittadino bresciano

Non portare più fiori, cittadino bresciano e del mondo,
a questa piazza indicata: è tua la colpa della strage di maggio
e delle altre che giorno dopo giorno son venute e verranno.
Non cercare un capro espiatorio nei cupi recinti che separano
la tua città da chi ha sbagliato una volta o dai malati di mente.

“Non c’è nulla da fare”: è questo tuo disimpegno, questa tua
finestra, la prima spiaggia per la marea di violenza.
Non cercare la colpa negli altri come la gioia nelle cose
lontane: la colpa è soltanto tua, delle tue mani inerti,
dei tuoi occhi che non vogliono guardare, delle tue orecchie
che non vogliono sentire, del tuo sapere e non operare,
di questi tuoi fiori muti che non danno voce alla Loro parola.

La colpa è nella tua casa, nel tuo orto, nel tuo giardino,
nel tuo lavorare solo per te, nel tuo camminare da solo,
nella tua torre d’avorio, nella sterilità del tuo credere,
nella infecondità di lacrime che il tuo cuore raggela,
nel tuo bramare una pace soltanto tua, nel tuo pretendere giustizia
soltanto per te o per i tuoi, nella tua libertà dalla fame
degli altri, nella tua libertà di pensare, di pregare,
di amare tu solo.

Alzati, cittadino bresciano e del mondo: e da tante mani
ormai piene di terra per colpa tua, raccogli le pietre insanguinate
per costruire la nostra città.

A coloro
che vogliono il silenzio anche sulle cose chiare,
a coloro
che invocano il segreto
a proposito e a sproposito
e pretendono che non si veda il re che c’è
mentre vogliono che si veda il vestito che non c’è,
a costoro occorre rispondere
che conoscere, ricordare, capire
sono le condizioni necessarie
perché non si ripetano il lutto per molti
e la vergogna per tutti
e perché nel nostro Paese
la democrazia possa continuare ad essere
più forte di chi la insidia.

Giovanni Tamburino – magistrato

Lettera dalla città

Mi domandi che cosa succeda

in questa foresta d’asfalto
quale malattia ne corroda le radici
di chi sia il passo felpato nella notte
dei cacciatori di teste
di chi l’urlo di sciacallo dei motori
fin che non s’infranga nello schianto
facendo balzare nella tenebra
il cuore immoto dei padri.

Ti rispondo

che questa è città che lavora
e vuole un futuro di pace per ogni suo figlio,
che il vento che tu odi d’improvviso
non è soffio di morte, ma respiro
di speranza che tutto sovrasta
e come un’ala si protende
verso l’alba.

Guido Stella
(scritta nel maggio 1974 e pubblicata nel volume A luci spente, Poesie, 1981)

 

Nei giorni successivi alla strage, da scuole di ogni parte d’Italia – da Cevo (Val Camonica) a Lentini (Siracusa) – arrivarono al Sindaco di Brescia e a familiari delle vittime moltissime lettere, disegni, poesie, che in seguito furono pubblicate nel volume “I ragazzi hanno detto” edito dalla Casa della Memoria (e accessibile dal sito www.sempreperlaverita.it).
Ne proponiamo, come esempio, una pagina.

A voi,
vittime innocenti
che avete lottato
per la libertà
e per la società,
doniamo
un gesto d’amore
e di rispetto.
Noi, con questo foglio
scritto vogliamo
testimoniare
il nostro dolore.Siete morti
per eliminare il fascismo
e vivere
in società,
in libertà.
Voi vi aggiungete
a tutti quelli
che sono morti
nella resistenza.Avete combattuto
senz’armi
e civilmente
e siete morti
innocentemente.
A voi
che avete in fondo al cuore
una cassetta misteriosa
in cui è scritto:
“Antifascismo”,
cioè amore
verso la società.Avete combattuto
in un minuto
tutte le guerre
e avete sofferto
come seicentomila persone.
La vostra morte
vi dà il diritto alla gloria
di chi combatte
per la civiltà.
Il nostro dolore
partecipa
alla sofferenza
dei vostri familiari.A voi
cari morti e feriti
della bomba fascista
dedichiamo i nostri pensieri:
possiate raggiungere il vostro scopo.

I trentadue ragazzi di quinta elementare della scuola “Roncalli” di Altamura – Bari
Maggio 1974