A proposito del Crocefisso


Pensiamo sia forse il caso di osservare che:

  • ll crocifisso è simbolo di valori rilevanti.
  • I valori di cui il crocifisso è simbolo sono largamente condivisi, da credenti e anche da non credenti.
  • Parrebbe poco ragionevole pretendere che fosse imposto a chi a quei valori è indifferente e a chi quei valori, o parte di essi, accoglie sotto altro nome o altro simbolo.
  • Difficile e non opportuno dimenticare che, purtroppo, il crocifisso, non infrequentemente, (l’elenco sarebbe drammaticamente lungo) è stato adoperato per fini che quei valori drammaticamente disattendevano, come anche l’attuale vertice della Chiesa romana ha pubblicamente riconosciuto,chiedendone perdono.
  • Una religiosità seria e consapevole non ha bisogno di imporre simboli e, soprattutto, preferisce evitarne l’uso o l’imposizione, se avverte che possono essere fraintesi o causa dilacerazioni.
  • L’uso politico del crocifisso, sempre deplorevole, soprattutto se con fini palesemente partitici e/o elettoralistici, risulta anche offensivo se praticato da persone e/o gruppi che poco o niente, nel manifestarsi delle loro idee e nelle proprie scelte operative, hanno a che fare con il messaggio di cui il crocifisso è simbolo.
  • Dovrebbe – parrebbe – essere compito delle Chiese segnalare e non accettare questo uso improprio.Se non lo si fa, si dimostra, forse, “prudenza”,ma si lascia largo spazio a opportunismo e a conformismo, che non sono, propriamente, virtù cristiane.
  • Non sono mancati credenti, anche autorevoli, che hanno sottolineato l’opportunità di evitare un uso del crocifisso che determini, oltre ai suddetti inconvenienti, anche clima di guerra di religione. La loro voce è stata, finora, poco ascoltata.
  • Sarebbe molto bello che le Chiese cristiane esplicitamente dichiarassero di rinunciare ad imporre i loro simboli nei luoghi, che, di fatto e per definizione, sono pubblici, laici, e quindi frequentati da chi in quei simboli si riconosce, ma anche da chi non vi si riconosce, o da chi (a torto o a ragione) li interpreta come una sopraffazione. Darebbero certamente una prova esemplare di essere attenti più alla realizzazione dell’autenticità dei propri valori che non a conquistare “visibilità” con strumenti e con metodi suggeriti da una tradizione temporalistica, che crede di realizzare cristianesimo occupando spazi fisici.

 Fondazione Clementina Calzari Trebeschi